lunedì 16 giugno 2014

ANTONIO CIPOLLETTA: La comunicazione al tempo del social




Sin dagli albori della civiltà l'uomo,animale politico-comunitario,razionale e normativo per eccellenza, ha sempre nutrito l'esigenza di manifestare il proprio pensiero all'altro , che potesse essere o "prossimo" nell'accezione cristiana della persona più vicina che ascolta e recepisce le idee altrui accogliendo queste ed il suo concepitore nella grande famiglia del genere umano universalisticamente inteso;oppure che (potesse) essere un semplice interlocutore cui rivolgere la parola al fine di confrontarsi con questi e preservare il dialogo instaurato con incontri costanti e costruttivi.
A ben riflettere, l'attività comunicativa è contemporaneamente semplice e estremamente complessa, in quanto è facile riportare liberamente la propria opinione senza che questa sia oggetto di silenziamento o non considerazione ma, allo stesso tempo-ecco-risulta essere molto difficile avviare la comunicazione con un proprio pari se questi è restio ad intraprenderla realmente pensando che ciò che da esprimere sia di gran lunga superiore rispetto alle nostre riflessioni(infatti, come sostiene l'antico adagio latino:"contra negantem principia non est disputandum").
Trasferendoci idealmente e cronologicamente nell'antichità classica,assumendo come modello la Grecia delle poleis dove la Filosofia e la Comunità fungevano da poteri frenanti(in greco katechon) rispetto alla sfrenatezza dei costumi ed alla metafisica dell'illimitatezza, basti pensare al ruolo forte ed essenziale ricoperto dal dialogo, attività che pone in relazione due soggetti conoscenti che, spassionatamente, danno vita ad un intercambio di cambio e, operando in tal modo, consentono alla fiamma della conoscenza di divampare, come ebbe a sostenere il primo è più grande allievo del maestro Socrate, il filosofo idealista Platone che, proprio grazie a quello che è divenuto un anche un genere letterario . è riuscito a riscuotere enorme successo non soltanto presso il pubblico ateniese del suo tempo ma anche e soprattutto presso il pubblico di lettori postmoderni-contemporanei.
Dopo questa brevissima allusione al mondo antico, si può ritornare al tempo di cui siamo abitatori, in cui la comunicazione globale sta andando incontro ad un duplice e progressivo processo di massima evoluzione e diversificazione da un lato(sistemi di messaggistica istantanea, social networks, telefonia, mass-media) consentendo, dunque, alla quasi totalità degli oltre sei miliardi di abitanti della Terra di poter sfruttare le nuove tecnologie digitali e, in questo modo, tenere aperte più finestre sul mondo, intraprendendo la conoscenza di centinaia di "amici" virtuali" e non senza aver bisogno necessariamente di avere il piacere immenso di sentire la loro voce dal vivo;dall'altro, parliamo di un dinamica di svuotamento integrale di senso, declino e  compressione entro l'angusto spazio della virtualità-complemento immancabile della "società liquida"(Bauman), in cui nulla è stabile ma tutto è precario, proprio come il moto dei liquidi o di lettere scritte sulla sabbia.
Forse, è questo il fenomeno sociale più inquietante degli ultimi dieci anni, periodo a partire dal quale le relazioni socio-umane sono letteralmente scadute a causa dei nostri frenetici stili di vita(in questo il cosiddetto "American way of life" ha influito enormemente), della tecnologia avanzatissima e della velocizzazione dei ritmi che c'impediscono di possedere il tempo necessario per poter dialogare con l'altro;difatti, è necessario riconoscera dialetticamente la perfetta connessione tra identità individuale ed alterità, concependo l'altro, appunto, come elemento imprescindibile e complementare per la nostra stessa esistenza.

In conclusione, quindi, si può affermare che al giorno d'oggi , occorre più che mai correre ai ripari , proponendo un valido modello di autentici rapporti umani fondati sul dialogo , in cui due o più partecipanti siano disposti ad accettarsi vicendevolmente, a mostrarsi sinceramente, a manifestare la propria essenza comunitaria , cooperativa e solidale, non precipitando irrimediabilmente nella trappola assai opprimente del relativismo nichilistico,dell'atomismo sociale e dell'ideologia differenzialistica che oppone uomo e donna,vere e proprie forme di negazione integrale di quel dialogo veritativo , libero, critico ed autentico che la Filosofia e, forse ancor di più la religione, possono offrire agli attori umani che, nel loro avvicinamento e nella forte cultura dell'incontro, possono concorrere alla trasformazione radicale, prassistica se si vuole, dell'esistente e, di conseguenza, al dispiegamento di quelle potenzialità ontologiche che l'Uomo possiede in quanto "zoon politikón"(Aristotele) e "essere sociale"(Lukács).

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