L'etica
appartiene al ragionamento e quindi al cervello logico mentre la felicità è
connaturata nell'inconscio, quindi fa parte del cervello analogico. L'Uomo,
come tutti gli altri animali è felice di vivere per sua propria natura..
Vediamo
cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain
imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in
funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe
del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella
maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer, in
quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La
parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale,
che e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e
dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in
natura…
Purtroppo
nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della scienza
razionalista (ed ella cultura maschilista) ha preso il sopravvento la parte
giudicativa della mente, da qui il grande passo avanti delle religioni
monoteiste, della arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della
natura. In tal senso è illuminate la lettura de "Il Limite
dell'Utile" di Battaille.
Ma ad una prima analisi superficiale appare
strano che anche il così detto "animalismo" e "veganesimo"
facciano parte di un ragionamento. A
dire il vero, malgrado si pongono in
opposizione (apparente) con la sopraffazione maschilista e patriarcale, in
realtà ne sono un contraltare paritario. Da una parte si opprime considerandolo
un proprio diritto e dall'altra si difende in considerazione della propria
"superiorità" ideologica
(etica).
Nel
Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede
tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza,
perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le
idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in
qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare,
odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento
impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non
è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non
strutturata."
Nel
taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una
forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi,
sia in positivo che in negativo, come un naturale atteggiamento di vita. Si
comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene
(yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su
questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio
che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre
essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le
propensioni naturali, non acquisite quindi per convenienza utilitaristica....
La
felicità è la nostra vera natura, affermava Osho, e la ricerca della felicità è
un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio calcatese
si dice "Il meglio è nemico del bene"... poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si
vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo
la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere
la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.
Forse
andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico
anche nella nostra vita sociale e produttiva. ..Quella poeticità, che
nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e
sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA
CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non semplicemente etica) e
la felicità innata che con la
razionalità finisce con l’essere
dimenticata.
Occorre
superare il distacco che ha portato
quasi a naturalizzare il conflitto tra
poesia e retorica, e ciò senza
voler efficientemente promuovere ed affermare e ri-pensare la verità della
gioia in quanto risultato di una concezione "etica".
“L’uomo
che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere
accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida:
’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni
giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti
presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di
felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere
se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può
divenire l’esistenza senza questa liberazione! Nella natura non c’è creatura
più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di
soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo
alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un
marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può
ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)
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